http://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/massime-e-memorie/2578-essere-madre-una-poesia-di-maria-teresa-santalucia-scibona.htm
ESSERE MADRE
Ti amai figlio,
prima che gli occhi innocenti
vedessero la luce.
Ti sentivo balzare in me,
mi nutrivo per nutrirti
con la pesca più dolce
che fosse polpa per le tue carni.
Passeggiavo per erbosi sentieri
nella brezza del vento,
perché nel tepore avvolgente
del grembo, tu potessi avvertire
il respiro della natura.
Sognavo per te creatura,
una leggenda individuale
un ricco temperamento.
Non credere che la mia attesa
non fosse venata di spasimi
e paura. Sentivo il peso
di questo - esser madre -
e l’afflizione segreta
d’una temuta sorte
che già nascendo
con serica pelle di luna,
correvi verso il dolore,
correvi verso la morte.
Ma si frantuma la pena
in una bruma di oblio
come la fragile felicità.
E vinse gli oppressi timori
la dolcezza intensa
del tuo divenire.
M.Teresa Santalucia Scibona
Dal volume I giorni del desiderio (1988), prefazione di Gabriella Sobrino, Piovan Editore
Mina - Signora piu' che mai - Testo in descrizione - YouTube
Ti amai figlio,
prima che gli occhi innocenti
vedessero la luce.
Ti sentivo balzare in me,
mi nutrivo per nutrirti
con la pesca più dolce
che fosse polpa per le tue carni.
Passeggiavo per erbosi sentieri
nella brezza del vento,
perché nel tepore avvolgente
del grembo, tu potessi avvertire
il respiro della natura.
Sognavo per te creatura,
una leggenda individuale
un ricco temperamento.
Non credere che la mia attesa
non fosse venata di spasimi
e paura. Sentivo il peso
di questo - esser madre -
e l’afflizione segreta
d’una temuta sorte
che già nascendo
con serica pelle di luna,
correvi verso il dolore,
correvi verso la morte.
Ma si frantuma la pena
in una bruma di oblio
come la fragile felicità.
E vinse gli oppressi timori
la dolcezza intensa
del tuo divenire.
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Ti amai figlio,
prima che gli occhi innocenti
vedessero la luce.
Ti sentivo balzare in me,
mi nutrivo per nutrirti
con la pesca più dolce
che fosse polpa per le tue carni.
Passeggiavo per erbosi sentieri
nella brezza del vento,
perché nel tepore avvolgente
del grembo, tu potessi avvertire
il respiro della natura.
Sognavo per te creatura,
una leggenda individuale
un ricco temperamento.
Non credere che la mia attesa
non fosse venata di spasimi
e paura. Sentivo il peso
di questo - esser madre -
e l’afflizione segreta
d’una temuta sorte
che già nascendo
con serica pelle di luna,
correvi verso il dolore,
correvi verso la morte.
Ma si frantuma la pena
in una bruma di oblio
come la fragile felicità.
E vinse gli oppressi timori
la dolcezza intensa
del tuo divenire.
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Ti amai figlio,
prima che gli occhi innocenti
vedessero la luce.
Ti sentivo balzare in me,
mi nutrivo per nutrirti
con la pesca più dolce
che fosse polpa per le tue carni.
Passeggiavo per erbosi sentieri
nella brezza del vento,
perché nel tepore avvolgente
del grembo, tu potessi avvertire
il respiro della natura.
Sognavo per te creatura,
una leggenda individuale
un ricco temperamento.
Non credere che la mia attesa
non fosse venata di spasimi
e paura. Sentivo il peso
di questo - esser madre -
e l’afflizione segreta
d’una temuta sorte
che già nascendo
con serica pelle di luna,
correvi verso il dolore,
correvi verso la morte.
Ma si frantuma la pena
in una bruma di oblio
come la fragile felicità.
E vinse gli oppressi timori
la dolcezza intensa
del tuo divenire.
M.Teresa Santalucia Scibona
Dal volume I giorni del desiderio (1988), prefazione di Gabriella Sobrino, Piovan Editore - See more at: http://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/massime-e-memorie/2578-essere-madre-una-poesia-di-maria-teresa-santalucia-scibona.htm#sthash.68GsDXLZ.dpuf
Ti amai figlio,
prima che gli occhi innocenti
vedessero la luce.
Ti sentivo balzare in me,
mi nutrivo per nutrirti
con la pesca più dolce
che fosse polpa per le tue carni.
Passeggiavo per erbosi sentieri
nella brezza del vento,
perché nel tepore avvolgente
del grembo, tu potessi avvertire
il respiro della natura.
Sognavo per te creatura,
una leggenda individuale
un ricco temperamento.
Non credere che la mia attesa
non fosse venata di spasimi
e paura. Sentivo il peso
di questo - esser madre -
e l’afflizione segreta
d’una temuta sorte
che già nascendo
con serica pelle di luna,
correvi verso il dolore,
correvi verso la morte.
Ma si frantuma la pena
in una bruma di oblio
come la fragile felicità.
E vinse gli oppressi timori
la dolcezza intensa
del tuo divenire.
M.Teresa Santalucia Scibona
Dal volume I giorni del desiderio (1988), prefazione di Gabriella Sobrino, Piovan Editore - See more at: http://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/massime-e-memorie/2578-essere-madre-una-poesia-di-maria-teresa-santalucia-scibona.htm#sthash.68GsDXLZ.dpuf
Ti amai figlio,
prima che gli occhi innocenti
vedessero la luce.
Ti sentivo balzare in me,
mi nutrivo per nutrirti
con la pesca più dolce
che fosse polpa per le tue carni.
Passeggiavo per erbosi sentieri
nella brezza del vento,
perché nel tepore avvolgente
del grembo, tu potessi avvertire
il respiro della natura.
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un ricco temperamento.
Non credere che la mia attesa
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e paura. Sentivo il peso
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che già nascendo
con serica pelle di luna,
correvi verso il dolore,
correvi verso la morte.
Ma si frantuma la pena
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come la fragile felicità.
E vinse gli oppressi timori
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M.Teresa Santalucia Scibona
Dal volume I giorni del desiderio (1988), prefazione di Gabriella Sobrino, Piovan Editore - See more at: http://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/massime-e-memorie/2578-essere-madre-una-poesia-di-maria-teresa-santalucia-scibona.htm#sthash.68GsDXLZ.dpuf
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prima che gli occhi innocenti
vedessero la luce.
Ti sentivo balzare in me,
mi nutrivo per nutrirti
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che fosse polpa per le tue carni.
Passeggiavo per erbosi sentieri
nella brezza del vento,
perché nel tepore avvolgente
del grembo, tu potessi avvertire
il respiro della natura.
Sognavo per te creatura,
una leggenda individuale
un ricco temperamento.
Non credere che la mia attesa
non fosse venata di spasimi
e paura. Sentivo il peso
di questo - esser madre -
e l’afflizione segreta
d’una temuta sorte
che già nascendo
con serica pelle di luna,
correvi verso il dolore,
correvi verso la morte.
Ma si frantuma la pena
in una bruma di oblio
come la fragile felicità.
E vinse gli oppressi timori
la dolcezza intensa
del tuo divenire.
M.Teresa Santalucia Scibona
Dal volume I giorni del desiderio (1988), prefazione di Gabriella Sobrino, Piovan Editore - See more at: http://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/massime-e-memorie/2578-essere-madre-una-poesia-di-maria-teresa-santalucia-scibona.htm#sthash.68GsDXLZ.dpuf