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22 maggio 2018 2 22 /05 /maggio /2018 22:43

 

 

https://psicologiaintasca.wordpress.com/2015/04/03/punizione-ed-espiazione-nella-vergogna-e-nel-senso-di-colpa/

 

 

E. Munch, Ragazza in lacrime- 1906-1907

                                           

Punizione ed espiazione nella vergogna e nel senso di colpa

 

Cosa accade quando proviamo un senso di colpa? Quali meccanismi vengono messi in moto? Quale il peso della colpa? Ci sono persone più capaci di altre di sopportare questa emozione? Perchè? Altre invece convivono con profondo disagio con essa. Come possiamo comprendere meglio il bisogno, a volte impellente, di rimediare ad un danno cagionato ad altri, per alleggerirci la coscienza dal senso di colpa? E per quanto riguarda la vergogna? Esiste e come si manifesta l’esigenza di espiare la vergogna in alcune persone? La vergogna è un’emozione così spiacevole che a volte vorremmo smettere i nostri panni e uscire letteralmente dalla nostra pelle, pur di liberarcene. E’ possibile che ‘svergognare’ qualcun altro svolga la funzione di ‘spostare’ la vergogna fuori di noi permettendoci quindi di gestirla meglio? Svergognare qualcuno può essere una forma di punizione oppure di espiazione? Consideriamo il meccanismo psicologico per cui una persona che provi vergogna reagisca ad essa e riesca in qualche modo a contenerne gli effetti sul suo amor proprio, sull’immagine di sè, per non comprometterla troppo, diciamo per difendersi, riversando la vergogna su qualcun altro: portandolo ad un’esposizione ancora maggiore, deridendolo e quindi inducendolo a nascondersi, la persona può espiare il peccato dell’esibizione della sua stessa debolezza attraverso la pubblica degradazione e la successiva scomparsa altrui. Si definisce così un circuito della vergogna in cui colui che prova quest’emozione per primo, può difendersene facendo vergognare ancora di più qualcun altro; tutto questo può, in seguito, innescare, a sua volta, un circuito di sensi di colpa e bisogno di espiazione. La punizione/espiazione consiste anche nel fare ammenda e nel nascondersi (inteso anche solo come desiderio di non pensare più all’avvenimento che ha indotto la vergogna).
Questo nascondimento viene realizzato mediante i meccanismi della rimozione e del diniego, oppure, in modo più radicale ed estremo, col suicidio, con la fuga, con l’intossicazione (perdere coscienza per non pensare/ricordare). Nel senso di colpa, invece, la punizione fisica assume un ruolo più centrale: le azioni e le parole autolesive soppiantano la punizione esterna, gli atti di espiazione consistono in operazioni dolorose ed automutilanti, e, ad un livello più simbolico, in forme di annullamento e di restituzione.
In ultimo, vorrei porre l’attenzione su una forma di vergogna interiorizzata consistente in un tentativo attivo e costante di procurarsi una punizione, caratterizzato da un senso di potere che in realtà compensa il senso di debolezza presente nella vergogna, e che pervade tutte queste manovre narcisistiche che prevengono l’eventualità di subire una sconfitta dagli altri infliggendosela da soli. La vergogna è dappertutto: si può definire semplicemente come quello che proviamo quando giudichiamo le nostre azioni, i nostri sentimenti, le nostre condotte e concludiamo di aver fatto male, ricavandone un profondo sentimento di inferiorità, inadeguatezza. In quest’ottica una forma di punizione/espiazione è rappresentata dal tentativo di svergognare noi stessi prima che lo facciano gli altri.
Questa situazione rappresenta una versione intermedia tra la difesa della “trasformazione dell’attivo in passivo” e quella del “rivolgimento contro il Sé: allora il pagliaccio che mette in ridicolo se stesso per far ridere gli altri, assomiglia al criminale che compie una serie di reati al fine di essere punito dagli altri per una sua colpa inconscia.

 

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  • : RIABILITAZIONE POST MORTEM DI PADRE GINO BURRESI
  • : Riabilitazione post mortem di Padre Gino Burresi Firma la Petizione https://petizionepubblica.it/pview.aspx?pi=IT85976 Giò 04/02/2011 14:27 "Sono dentro, donna o uomo che vive li nel seno di questa chiesa. Da me amata, desiderata e capita... Sono dentro. Mi manca aria, Aspetto l'alba, Vedo tramonto. La chiesa dei cardinali madri per gioielli, matrigne per l'amore. Ho inciampato e la chiesa non mi sta raccogliendo. Solitudine a me dona, a lei che avevo chiesto Maternità. E l'anima mia, Povera, Riconosce lo sbaglio di aver scelto il dentro e, Vorrei uscire ma dentro dovrò stare, per la madre che non accetta, Il bene del vero che ho scoperto per l'anima mia. Chiesa, Antica e poco nuova, Barca in alto mare, Getta le reti Su chi ti chiede maternità. Madre o matrigna, per me oggi barca in alto mare che teme solo di Affondare! Matrigna." Commento n°1 inviato da Giò il 2/04/2011 alle 14h27sul post: http://nelsegnodizarri.over-blog.org/article-la-chiesa-di-oggi-ci-e-madre-o-matrigna-67251291
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